Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
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Il seguente è il testo del dibattito
tra un certo M. O. e un sacerdote, Padre X, ex lefebvriano al seguito
di don Pietro Cantoni. Segnalato da Rafminimi, |
«Afferra saldamente l'istruzione, non la lasciar
andare, conservala perché essa è la tua virtù»
(Proverbi IV,13) «L'inferno è sottrarsi «alla comunione gioiosa con Dio, auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati» (Catechismo della Chiesa cattolica (*), n. 1033), e non la privazione della visione di Dio! |
(*) Sarebbe meglio chiamarlo
«Catechismo Modernista» ovvero
«Le brutte novità del CV II presentate
in forma di catechismo»: di Chiesa Cattolica
ha ben poco, in compenso è ricco di zizania! |
M.O: |
Reverendo Don X, per dare a «Cesare quel che è di Cesare», debbo dire che, modestamente provo un po' a risponderle. Visto che lei ha cominciato il suo messaggio con la conclusione, ovvero con la morale del tutto, io non sarò da meno. Il problema è, ahimè, così serio che la risposta deve essere necessariamente lunga ed articolata. Come scrissi a P. Sommavilla S.J. nel 1996, se abbiamo torto noi, il Signore non potrà che essere indulgente, visto che, in primis siamo in buona fede e, in secundis, abbiamo torto assieme a duemila anni di Cristianesimo. Se, però, dovessimo avere ragione noi, temo che dovrete venire da noi a chiedere preghiere. Ma lei, Padre, non si preoccupi: già lo stiamo facendo. |
Padre X: |
Il CCC promulgato
da GPII, afferma al 1035 «La pena principale dell'inferno consiste
nella separazione eterna da Dio» |
M.O: |
Non metto in dubbio
che un atto come il Catechismo, materialmente opera di più mani
e destinato ad un compito di esposizione sistematica dei concetti sia
legato all'insegnamento tradizionale più di quando S.S. parla «a
braccio», rivelando in pieno il suo legame con i concetti personalistici. Non può negare che Giovanni Paolo II parla di «Cielo» e «beatitudine» (e mai di Paradiso), e di «Purgatorio». Solo l'Inferno, con la minuscola, non è virgolettato, ma è accostato al termine dannazione come a un suo sinonimo. Tutto ciò non a caso. Queste espressioni servono, «de facto», a mettere tutto il discorso sul piano soggettivo o «personalistico» che dir si voglia. Da questo concetto personalista e soggettivista dell'aldilà, vengono immediatamente alcune conseguenze: dove sono il Paradiso, l'Inferno e il Purgatorio? Dove c'è un corpo, c'è anche un luogo. Siccome in Paradiso si trovano almeno Nostro Signore Gesù Cristo e la SS.ma Vergine (1) con il loro corpo (seppur glorificato), ed è prossimo alla fede ritenere (o, quanto meno, è temerario dubitarne) che vi si trovino, ancora non glorificati, i corpi di Enoc e di Elia, almeno il Paradiso è un luogo, già adesso. Pure gli spiriti, come l'anima separata, gli angeli e Dio stesso, sono nel luogo dove agiscono (per cui Dio è «in cielo, in terra e in ogni luogo»). Sia la Sacra Scrittura, sia le definizioni della Chiesa, sia la dottrina dei teologi, parlano chiaramente di «luogo» a proposito dell'altro mondo. Giuda suicida è andato «al luogo suo» (Atti, 1, 25); i demoni pregarono Gesù «che non comandasse loro d'andare nell'abisso» (Lc, 8, 31) dove Dio li aveva precipitati dopo il primo peccato (2 Pt, 2, 4); il ricco epulone «sepolto nell'inferno» si trova in un «luogo di tormento» (Lc, 16, 22-28); al nome di Gesù si piegano le ginocchia «in Cielo, sulla terra e sotto terra» (Phil, 2, 10). Per la Chiesa, è un luogo l'inferno («le anime invece di coloro che muoiono in peccato mortale o con il solo peccato originale, discendono subito all'inferno, per essere tuttavia punite con diverse pene e in diversi luoghi» Giovanni XXIII, D.B. 493a, DS 926); è un luogo il Purgatorio (Innocenzo IV parla del «luogo di purificazione», D.B. 456, D.S. 838, e il Concilio di Trento a proposito del Purgatorio parla di «anime ivi trattenute», D.B. 983, D.S. 1820, termine ripreso nella professione di fede tridentina) ed il Canone della Messa definisce il Cielo «luogo di refrigerio, di luce e di pace» [il termine stesso di «paradiso» (Lc, 23, 43) indica un luogo]. Per Suarez, la localizzazione dell'inferno è addirittura una dottrina di fede cattolica. Ma per GP II «l'inferno sta ad indicare più che un luogo, la situazione in cui viene a trovarsi chi liberamente e definitivamente si allontana da Dio, sorgente di vita e di gioia» (II, 3). |
(1) e, aggiungiamo noi, quasi certamente quello di San Giuseppe (vedasi a tal proposito quanto scritto nel libro Grandezza di San Giuseppe) |
Padre X: |
Vede che il Papa
dice «più che un luogo»; non esclude «assolutamente»
la localizzazione, ma indica ciò che soprattutto vuol dire «essere
all'inferno»: essere all'inferno non vuol dire soprattutto
stare qui o là, ma stare male (2). Il dove si soffre
questa pena tremenda è secondario rispetto a ciò che si
soffre. Mentre a questo mondo ci interessa assai dove abitiamo e dove
stiamo, ai dannati, dove sono, «non gliene può fregà
di meno» (3), rispetto al tormento che patiscono.
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(2) È riduttivo: a Écône non gli hanno insegnato qualcosina in più? oppure ora, passato alla mangiatoia di Kracovia. preferisce dimenticarlo? (3) Colorito il modo di esprimersi di questo prete ex-lefebvriano! |
M.O: |
Carissimo Don X, che ai dannati, interessi poco o tanto dove si trovano, non tocca i termini del problema. Si ricordi che il successo delle sette è dovuto, almeno in parte, al fatto che dànno risposte stringate (sintetiche, chiare), e non problematiche e confusionarie come ora usa fare la Chiesa conciliare. Basti citare una piccolezza [circa le piccolezze mi conforta che Gesù affermò: chi è fedele nel poco lo sarà anche nel molto]: da quando i preti si disinteressano di come e cosa mangiano i fedeli notiamo che: 1) se ne dà più conto al medico; 2) il crollo dello spirito di sacrificio è verticale; 3) per tante anime semplici è fonte di scandalo. Ho sentito con le mie orecchie tante persone che ritenevano di essere state prese in giro. Il diavolo si è saputo servire anche di tale evento per far perdere la Fede e diffondere una mentalità relativista, del tipo: «Ieri era considerata materia grave mangiare carne il venerdì, oggi non più; basta supplire con un'opera buona [che tanti non fanno]. Domani sarà la stessa cosa per la pornografia, don Zega di «Famiglia cristiana» già lo dice. Forse, dopodomani, accontentando lo scomparso P. Haring, toccherà alla masturbazione degli adolescenti. Poi toccherà ai rapporti omosessuali non promiscui. Poi sarà la volta delle comunicazioni medianiche, senza scopo di lucro, ovviamente! Quindi il peccato è solo ciò che è proibito in quel momento!». Chi si pone tali riflessioni, sono anime semplici? anime deboli? Ma il Signore non ci ha fatti tutti teologi! Lo sa che in Puglia negli anni '80 divennero TESTIMONI DI GEOVA S E I P R E T I !?! Mi spiega perché coloro che hanno l'autorità per punire chi scandalizza il prossimo, in genere non lo fanno o tutt'al più si limitano a qualche richiamo? Dice bene Sodalitium quando asserisce: «Sarebbe inutile cercare nei manuali di teologia pre-conciliari la refutazione di questo errore o eresia che dir si voglia, poiché nessuno era così folle da emettere un'ipotesi simile». |
Padre X: |
Origene aveva già
posto l'idea dell'inferno come «minaccia», ma una tale
posizione, comune alla teoria di Von Balthasar, non è accettata
da GP II.
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M.O: |
A questo punto, mi sorge il dubbio che lei non abbia letto con attenzione
tutto il testo. Origene, Bulgakov e Von Balthasar sono citati proprio da
Giovanni Paolo II.
In effetti, ammette Giovanni Paolo II, «le parole di Cristo sono univoche. In Matteo Egli parla chiaramente di coloro che andranno al supplizio eterno (cfr 25, 46)». Ma, invece di concludere col dire esplicitamente che qualcuno si danna, stranamente si esprime così: «Chi saranno è un mistero, veramente inscrutabile, tra la santità di Dio e la coscienza dell'uomo». |
Padre X: |
Il silenzio della
Chiesa è, dunque, l'unica posizione opportuna del cristiano. Ma
non sull'esistenza dei dannati de facto, sui quali la Chiesa si
è espressa prima, durante e dopo il Concilio, ma su chi
si sia dannato: la Chiesa non può (4) fare canonizzazioni alla
rovescia
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(4) Noi invece pensiamo che possa farle, anche se finora non le ha fatte. Vedasi più sotto la nota 6 |
M.O: |
E no! lo sappiamo
benissimo noi. Ma, per i testi di cui ci stiamo occupando, lei non può
negare che sono stati interpretati nel senso che è lecito sperare
che di dannati non ne esistano.
Non mi risulta che chiarimenti in senso tradizionale siano stati fatti con la stesso strombazzar di trombe. La Chiesa «conciliare» (come la chiamava il Cardinal Benelli) ha un particolare difetto: le cose buone le dice sotto voce, le cose che prestano il fianco ad interpretazioni distorte e fuorvianti le urla a squarcia gola. Il risultato è che sono queste ultime quelle che lasciano il segno nell'opinione pubblica. Dice ancora Sodalitium:: Egli stesso [GPII] ha ammesso, con Vittorio Messori, l'efficacia pastorale della 'vecchia' predicazione dei novissimi: «quante persone furono indotte alla conversione e alla confessione da queste prediche e riflessioni sulle cose ultime! (...) Si può dire che tali prediche, perfettamente corrispondenti al contenuto della Rivelazione nell'Antico e nel Nuovo Testamento, penetravano profondamente nel mondo intimo dell'uomo. Scuotevano la sua coscienza, lo gettavano in ginocchio, lo conducevano alla grata del confessionale, avevano una loro profonda azione salvifica» (Varcare le soglie della speranza, pp. 197-198). Si tratta di un elogio, certo, ma di un elogio funebre: il Concilio ha inaugurato un «mutamento della prospettiva escatologica» (p. 200, cf pp. 198-200). |
Padre X: |
Mi pare che Lei travisi: ho riletto attentamente da
pag. 196 a p 201; Il Papa non sconfessa la predicazione passata,
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M.O: |
Ho forse detto questo? non mi sembra.
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Padre X: |
Ma GPII rileva il
progresso dogmatico (5) del Vaticano II, che amplia la prospettiva pre-conciliare,
più individualista: con il Concilio si è maggiormente amplificata
l'indole escatologica della Chiesa peregrinante: il fatto che, mediante
la grazia siamo già con un piede in Paradiso.
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(5) Ma non era un concilio
pastorale e niente affatto dommatico?! E perché parlare di indole escatologica della Chiesa? |
M.O: |
Certo è che
non si sentiva con «un piede in Paradiso» San
Giovanni Bosco che, anzi, si arrabbiava ogni volta che si sentiva chiamare
«brava persona».
Non si sentivano con «un piede in Paradiso» i padri del deserto. In più, le dirò: mi sembra che le prospettive «pessimistiche» e «individualistiche» del pre-concilio spingevano all'ascesi. La crisi della Chiesa che entrambi abbiamo sotto gli occhi non mi sembra che offra un quadro migliore della situazione precedente. Anzi, se è questo il problema, è da ritenere «conciliabolo» il Vaticano II, proprio per ciò che ha detto e di più per ciò che ha taciuto in particolare proprio riguardo al problema del rapporto tra Grazia e Natura. È, in definitiva, il problema che sta a monte di tutta questa discussione sul personalismo e sull'altro mondo. La Grazia, presuppone la Natura, ma, se da un lato non l'abolisce, dall'altro è indipendente da essa. La Grazia è, come dice il nome, «gratis data». Dio, se decide di non darla a qualcuno, non commette alcuna ingiustizia: alla Grazia non si ha diritto nè, tanto meno, essa è un completamento indispensabile della Natura, ma d'altra parte la Natura è già completa in sé riguardo al proprio fine, appunto naturale. |
Padre X: |
Questi aspetti nulla
tolgono alla verità che chi muore in peccato mortale si danna.
E il fatto che, nell'attuale crisi di fede molti teologi e molti preti
non predichino più i novissimi -cosa ahimè vera-, non autorizza
a criticare erroneamente il Papa: e soprattutto questa erronea od omessa
predicazione non dipende dal Concilio, ma è una delle tante cattive
interpretazioni in circolazione.
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Non è colpa del Papa,
non è colpa del Concilio, ma è colpa della cattiva interpretazione:
è evidente che questo ex-lefebvriano si è specializzato nel
difendere le ... cause perse: i fatti (cattivo insegnamento, pessima interpretazione,
assoluta mancanza di controllo.......) accusano e condannano il Papa
e il Concilio! La critica al Papa è erronea se se ne dimostra l'infondatezza, ma Padre X non dimostra un bel niente: i fatti son quelli e basta! |
M.O: |
Non c'è
peggior cieco di chi non vuol vedere:
Von Balthasar, chi lo ha fatto cardinale? E le cattive interpretazioni, perché non vengono smentite e combattute? Perché si è lasciato che De Mello diffondesse le tesi New Age tra il clero e solo dopo 13 anni dalla morte è stato condannato? Perché Vassulla Ryden è stata richiamata solo su sollecitazione di parte ortodossa? e con un trafiletto non firmato sull'Osservatore Romano? È normale che tutta questa prospettiva generica e «disincarnata» apra la strada allo spiritismo. |
GP II, non adempiendo al suo
ufficio di controllore, non ha condannato Von Balthasar, ma lo ha premiato
col cardinalato! |
Padre X: |
È vero, però
Lei ha sbagliato il bersaglio su cui sparare.
Ma ora vorrei spiegare la frase incriminata, tratta dall'udienza generale di mercoledì 28.7.99 «La dannazione rimane una reale possibilità, ma non ci è dato di conoscere, senza speciale rivelazione divina, se e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti.» La verità di questa affermazione è la seguente: A differenza delle beatificazioni, in cui io so per certo che un beato è in cielo, non ho la stessa certezza di fede riguardo a chi potrebbe essere all'inferno.(6) In ogni caso, anche se ci fosse una «speciale rivelazione divina» che mi dicesse chi è all'inferno, questa non ci arrecherebbe una certezza di fede analoga a quella delle beatificazioni, in quanto si tratterebbe di una rivelazione privata. (A meno che la Chiesa non interpreti in modo definitivo, con il suo magistero, le parole di Gesù relative a Giuda: cosa mai fatta) |
GP II dice, GP II sbaglia..., e noi dobbiamo sparare a chi? al gatto?
«I FATTI non sono a suo favore! Sarà un
buon turista, un buon giramondo..., ma è anche un buon Papa?» |
M.O: |
Però è
sentenza, quanto meno stracomune tra i santi teologi di tutti i tempi,
tema di predicazione etc, che il suicidio di Giuda, messo a confronto
con il pentimento di Pietro è segno di disperazione. E poi non
dimentichi Atti I, 25.
La sua è solo abilità dialettica. Lei sta cercando di far quadrare il cerchio. Ma purtroppo per lei «contro i fatti non esistono argomenti». LA PIETRA DELLO SCANDALO È QUEL «SE». Se quel «SE» non ci fosse, se il problema riguardasse solo il sapere chi c'è all'inferno, la sua tesi [cioè l'inutilità di sapere chi c'è all'Inferno] potrebbe [condizionale] risultare accettabile. |
Padre X: |
Il contesto di tutto
il magistero di Giovanni Paolo II e del CCC da lui promulgato, esclude
l'interpetazione Balthasariana del passaggio [non possiamo sapere se
(7) e chi]. Per un'ottima critica a Von Balthasar e all'ipotesi dell'inferno
vuoto, cf. Candido Pozo, Teologia dell'aldilà, Roma 1983/3,
pp. 425-428.
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(7) Proprio il tomo II del
XXII volume degli Insegnamenti di Giovanni Paolo II (p. 82, cf Il
Foglio, 24-3-04, p. 1) smentisce Padre X, infatti il «se»,
che ammette la possibilità che nessuno sia dannato, è stato
espunto (eliminato) da un anonimo censore!!! (Vedasi anche Sodalitium,
n. 57, pag. 4) |
M.O: |
Ne prendo nota e
me lo procurerò, ma, lo ripeto, Von Balthasar non lo fece cardinale
Pio XV, che ancora non esiste.
Reverendo, le posso assicurare che quanto Le ho scritto l'ho scritto unicamente in spirito di caritas cristiana. Pertanto la saluto in Corde Jesu et Mariae. M. O. |